In volo sull’Oceano Atlantico.
Chi la conosceva sapeva che Donna Maria
Puentes fosse notoriamente una ragazza solare ed estroversa, piena di vita e
socievole, ma in quel momento trasmetteva un’immagine del tutto opposta.
Non aveva spiccicato mezza parola da
quando era salita a bordo dell’aereo, si era limitata a intrecciare le dita tra
i folti capelli neri con fare nervoso.
Il suo cuore cominciò a battere più
forte quando la voce del capitano dall’altoparlante annunciò che mancavano
pochi minuti all’atterraggio.
Ancora pochi minuti e sarebbe arrivata
a Delvadia; ancora pochi minuti e si sarebbe ritrovata faccia a faccia con un
uomo che credeva morto da anni.
Un uomo che aveva significato molto
nella sua vita.
Fissava dal finestrino le nuvole, ma la
sua mente era altrove: cominciò a fare un viaggio a ritroso nel tempo, a quando
a Rio de Muerte c’era la dittatura e lei combatteva assieme ai ribelli...
Rio de Muerte,
qualche anno prima.
La
vita di Donna Maria Puentes era radicalmente cambiata da quando aveva
incrociato il cammino di Capitan America:[1] da
quel giorno erano accaduti una serie di eventi che sconvolsero l’intero sistema
del suo paese.
Per
prima cosa, suo cugino Hector Santiago era morto, e questo portò la popolazione
a insorgere, riunendosi in una coalizioni di partigiani rivoluzionari volti a
far cadere il regime.
Donna
Maria, da sempre una “serpe in seno” alla famiglia Santiago, si era unita
spontaneamente ad essi, motivata come nessuno nel riportare la libertà nella
sua nazione.
In
breve, divenne una figura di spicco all’interno dei rivoluzionari, spinta da
quel coraggio che aveva impressionato persino il leggendario supereroe
americano.
Quel
giorno aveva mandato un gruppo dei suoi uomini a fare rifornimenti, ma questi
non tornarono all’accampamento.
Donna
Maria e i suoi temettero il peggio. Stava organizzando insieme ai capi ribelli
una spedizione ricognitiva quando finalmente videro i loro uomini rientrare.
<Sia
lodata la Madonna, state tutti bene!> disse nel rivederli tutti ancora vivi,
provati ma illesi <Cosa vi è successo?> domandò preoccupata.
<Ci
hanno teso un’imboscata, ragazza: quei bastardi ci aspettavano. Voglio capire
come diavolo facevano a sapere che saremmo stati lì.>
<Quei
porci maledetti!> disse lei, con disprezzo <Ma come avete fatto a
cavarvela? Temevamo che foste rimasti uccisi.>
<E
sarebbe stato così, se non fosse stato per questo gringo. Dio lo benedica, è arrivato a bordo di un Piper e si è
messo a sparare come un demonio, aprendoci la via di fuga.>
<Un...
gringo?> domandò Donna Maria
<Di quale gringo parli?>
<Credo
si riferisca a me.> disse una voce in inglese.
Si
fece largo un uomo che indossava giacca da pilota, una bandana rossa al collo e
una sigaretta pendula dal lato della bocca che gi dava un aria spavalda.
Era
americano, si capiva dal suo accento, ma aveva una vaga somiglianza con
l’attore francese Jean Paul Belmondo.
<Mi
chiamo Jerry Drake dolcezza e credimi: il piacere è tutto mio.> disse,
facendole il baciamano.
Aeroporto della capitale di Delvadia, presente.
Quando uscì dall’aeroporto Donna Maria
fu accolta da due vecchi amici dei tempi della resistenza contro la dittatura
di Rio Muerte. Uno di loro, il più anziano, era Marcos Cifuentes, l’attuale
capo dei servizi segreti di Rio Valiente. Era stato un buon amico del
Libertador e probabilmente per questo si era scomodato a venire personalmente per
accertarsi delle sue condizioni.
Esauriti gli inevitabili convenevoli di
rito, Donna Maria chiese:
<Lui dov’è?>
Ci fu un momento di imbarazzato
silenzio poi Marcos disse:
<Seguici.>
C’erano guai in vista, pensò lei,
#45
CHI
È EL LIBERTADOR?
1°
parte
di
Carlo Monni & Carmelo Mobilia
Capitale di Delvadia.
L’auto
con a bordo Donna Maria ed i suoi amici si fermò davanti ad un edificio dall’aria
tetra. La ragazza rimase perplessa ed esclamò:
<Ma
questa è…!>
<La
prigione cittadina, sì.> confermò Marcos mentre galantemente le teneva
aperta la portiera facendola scendere.
<Ma
come? perché?>
<Non
conosco tutti i particolari ma pare che sia stato coinvolto in una rissa in un
locale di un quartiere malfamato appena fuori città. >
<E
che ci faceva lì?>
<Bella
domanda.>
I
tre entrarono nell’edificio ed una volta superati i controlli di sicurezza furono
accompagnati in una sala d’attesa dove c’erano già due uomini: uno alto,
elegante, sulla cinquantina, barba e capelli neri ed uno più basso e più
anziano e corpulento, occhiali, capelli bianchi e barba, anch’essa bianca, alla
Lincoln.
<Mr.
Cifuentes, ben arrivato.> li salutò il primo <Questa è la señorita di cui mi aveva preannunciato
l’arrivo? Muy encantado di fare la
sua conoscenza, señorita Puentes.
Permetta che mi presenti: io sono Ambasciatore degli Stati Uniti a Delvadia
Jerome Villiers e questo signore di poche parole è il Console Generale Keith
Bayard.>
<L’ambasciatore
americano? Il Console? Ma che sta succedendo?>
<Semplice:
Mr. John Doe[2] a causa del suo accento è
stato identificato come cittadino americano ed io ed il mio collega siamo
intervenuti a tutela dei suoi diritti.>
<Per
fortuna le accuse a suo carico non sono gravi.> intervenne Bayard
<Pagando una multa uscirebbe subito, ma purtroppo lui non ha soldi e nemmeno
una stabile dimora se è per questo.>
<Questo
non è un problema per me.> ribattè Donna Maria <Mi dica solo quanto devo
pagare e non si preoccupi nemmeno per l’alloggio: posso provvedere anche a
quello.>
<Me
ne occupo io.> disse ancora Bayard.
<E
vorrei vederlo il prima possibile.> aggiunse la giovane donna.
<Ho
già provveduto in tal senso.> replicò Villiers <Ha l’autorizzazione ad
incontrarlo. Tra poco lo porteranno qui e potremo vederlo entrambi.>
Donna
Maria era emozionata all’idea di potersi ritrovare nuovamente faccia a faccia
con il suo ex amante
dopo tanti anni, di rivedere ancora il suo volto, sempre che fosse davvero lui.
Se fosse stata più lucida si sarebbe
chiesta perché per un semplice cittadino si erano scomodati non un semplice
funzionario del Consolato Generale ma il Console in persona ed addirittura
l’Ambasciatore, ma in quel momento i suoi pensieri erano concentrati su altro.
Finalmente una porta si aprì e,
scortato da due guardie, fece il suo ingresso un uomo dai capelli scuri e gli
occhi azzurri.
Donna Maria lo fissò. Il cuore cominciò
a batterle come un tamburo.
Aveva capelli scarmigliati, ingrigiti
sulle tempie, la barba di qualche giorno, era molto magro, ma era indubbiamente
lui: El Libertador,
l’eroe della Revolucion e l’uomo che
lei per breve tempo aveva intensamente amato.
<Jerry...> mormorò.
Lui alzò lo sguardo e la fissò poi le
chiese:
<Ci conosciamo, miss? Lei sa chi
sono?>
<Sono io, Donna Maria. N-non ti
ricordi di me?> disse, cercando di non far trapelare l’emozione.
Lui scosse la testa e rispose:
<Mi dispiace, ma non ricordo niente,
è come se avessi della nebbia nel cervello. Lei mi ha chiamato Jerry, è davvero
il mio nome?>
Era vero quello che le avevano detto:
era veramente in preda
alla più totale amnesia, era solo l’ombra dell’uomo che ricordava.
Qualche tempo prima a
Rio de Muerte. Accampamento dei ribelli.
Erano passati anni da quando il
misterioso Jerry Drake aveva sposato alla causa dei ribelli, lui era sempre
molto vago sul suo passato e del perché si trovasse in America Latina, ma era
evidente che possedeva un addestramento militare e capacità da black ops che si
erano rivelate fondamentali per i ribelli.
Mettendosi sempre in prima linea anche
nelle missioni più difficili aveva condotto i rivoluzionari a vittorie
strategiche che in futuro si sarebbero rivelate fondamentali per la caduta del
regime. Aveva contribuito a liberare prigionieri, conquistare avamposti e per
questo e altri motivi gli aveva affibbiato il soprannome di El Libertador.
Quel giorno lui, Donna Maria e gli
altri capi ribelli stavano pianificando la prossima strategia.
<Abbiamo saputo dov’è che si
nasconde Rafael Santiago.> disse uno dei capi, indicando un punto della
mappa <Il ponte è la via più rapida per arrivare a quel porco. Eliminato
lui, l’esercito di ritirerà!> esclamò con vigore <Ammazzata la testa, il
corpo muore!>
<Frena gli entusiasmi, bello; mio
cugino Rafael è meno eccentrico di suo fratello Hector, e decisamente meno
stupido. Quel ponte sarà più sorvegliato della Casa Bianca. Pensare di poterlo
conquistare è praticamente un suicidio: ci costerà tempo e uomini.> osservò
Donna Maria.
<Già, senza contare che al primo
segnale di pericolo quel verme se la darà a gambe.> osservò el Libertador.
<Ma è un occasione troppo ghiotta
per lasciarcela scappare!> disse ancora l’altro <Possiamo mettere fine a
questa maledetta guerra! Vinceremmo la nostra causa!>
<Mi rendo conto che la cosa ti
ecciti, Diego, ma è troppo rischioso.> ribadì Donna Maria.
<Hai pensato ad un attacco aereo?
Col tuo Piper potresti essere sopra la sua testa prima che prenda le sue
precauzioni.>
<Si, è un idea, potrebbe funzionare...
ma io ho un piano migliore.> disse Jerry.
<Quale?> gli domandarono.
<Il suo nascondiglio è proprio
vicino al confine con Delvadia. Potremmo attraversarlo anche noi, poi da lì
attaccarlo su due fronti. Per quanti uomini disponga non può reggere un attacco
da amo i lati.>
<Una manovra a tenaglia, quindi.
Audace.> notò uno degli altri.
<Si ma rischioso.> osservò Donna
Maria <Il governo di Delvadia non è migliore del nostro, e non accettano di
buon grado chi entra nel loro paese di nascosto.>
<È un rischio che dobbiamo correre.
Come ha fatto notare Diego, è l’occasione migliore che abbiamo per vincere
questa guerra.>
Ci volle poco affinché tutti i capi accettassero
il piano.
Più tardi, Donna Maria andò a trovare
Jerry nella sua tenda. Lo trovò intento preparasi un drink.
<Ti aspettavo.> le disse <Ne
vuoi uno? È cachaça, viene dal
Brasile. L’ho ottenuto al mercato nero.>
<Jerry... a proposito del piano...
perché devi essere sempre tu a condurre questo tipo di missioni rischiose?>
<Cos’è, non hai fiducia in me?>
rispose lui, spavaldo.
<Piantala, sai che non è così. È
che... ho paura di perderti.>
<Delvadia è un territorio
sconosciuto, e io sono il più adatto a muoversi in quel genere di contesto. Sono
il più qualificato, lo sai bene anche tu.>
<Si lo so... lo so, hai ragione. È
solo che...>
<Sssssh,
vieni qui bellezza.> le disse lui, poggiandole le mani sui fianchi <Non
mi accadrà nulla di male, vedrai. Prenderò a calci in culo quel tuo maledetto
cugino, libereremo il tuo bel paese e festeggeremo insieme, te lo prometto.
Balleremo tutta la notte, e ci faremo il bagno nella fontana al centro della
capitale. Va bene, occhioni da cerbiatta?>
Donna Maria non rispose, gli sorrise e
poi i due si baciarono appassionatamente.
Capitale di Delvadia,
presente.
Grazie
all’intervento dell’Ambasciatore ed al generoso assegno che Donna Maria aveva
staccato a copertura dei danni e della multa a suo carico… per tacere di una
generosa mancia ai poliziotti… l’uomo un tempo conosciuto come El Libertador venne
scarcerato.
Appena
fuori dalla prigione, il gruppo si avvicinò a delle auto parcheggiate di fronte
all’edificio.
<Molto
bene.> commentò l’Ambasciatore Villiers <Adesso…>
<Adesso
Jerry viene con me. Farò in modo che possa riposarsi, ripulirsi, procurarsi
degli abiti decenti e fare un pasto come si deve.> lo interruppe, risoluta,
Donna Maria.
<Ma…>
<Non
possiamo lasciarglielo fare, Miss Puentes.> intervenne il Console Bayard <Mi
dispiace.> e dal tono di voce sembrava sincero.
<E
se lui non volesse venire con voi?>
<In
effetti, se posso scegliere, preferisco la compagnia della señorita alla vostra.> intervenne Jerry
Drake.
<Lo
avete sentito? Ora fateci passare. Dobbiamo raggiungere la nostra auto… o
volete davvero impedircelo con la forza?>
Ci
fu un momento di silenzio.
Gli
agenti del Servizio di Sicurezza Diplomatica degli Stati Uniti di scorta a
Villiers e Bayard si disposero a semicerchio intorno a Donna Maria ed ai suoi
tre compagni e sembrarono pronti ad usare la forza per prelevare l’ex
Libertador, poi Villiers alzò la mano destra e disse:
<Basta
così! Naturalmente siete liberi di andare ma mi aspetto che domani Mr… Drake si
presenti all’Ambasciata per un… colloquio amichevole.>
Prima
che Donna Maria o il diretto interessato potessero replicare, si udì un rumore
di motori
Gli
sguardi di tutti si volsero verso un gruppo di motociclisti che si stava
dirigendo verso di loro.
Non
appena furono più vicini sfoderarono coltelli, catene e perfino mitragliette
Uzi.
<Ce
l’hanno con noi, è un attacco!> esclama Villiers.
Donna
Maria estrasse una pistola dalla borsetta e si preparò a fronteggiare
l’attacco. Sorprendentemente per lei, anche il Console Bayard era armato.
I
motociclisti girarono loro intorno agitando le loro armi e sparando in aria.
<Chi
diavolo sono questi?> chiese Maria.
<Da
quel che vedo, direi che sono una delle gang affiliate ai Lobos Locos, il più grosso cartello criminale di Delvadia.>
rispose Bayard.
<Forse
vogliono me per vendicarsi della lezione che ho dato ai loro amici l’altro
giorno.> intervenne l’ex Libertador.
Improvvisamente
uno dei motociclisti lanciò la sua catena a mo’ di lazo avvolgendo il polso
destro di Donna Maria ma con sua sorpresa la ragazza dette uno strattone e lo fece
cadere al suolo.
Partirono
le prime raffiche e l’ambasciatore Villiers ed alcuni agenti del D.S.S.[3] furono
raggiunti ad alcuni proiettili.
<Jerome!>
urlò Bayard gettandosi a fianco dell’amico caduto.
Si
scatenò uno scontro feroce. Il rumore degli spari riempì l’aria, i proiettili
piovevano da ogni parte.
Improvvisamente
un SUV scuro si arrestò poco più avanti e da lì scesero tre uomini che afferrarono
El Libertador, che rimase sorpreso, confuso e incapace di difendersi.
Dopo
averlo drogato lo caricarono sul loro mezzo.
<Jerry!>
gridò Donna Maria, mentre cercava di impedire al SUV di ripartire, ma il suo
tentativo si rivelò vano e non ci riuscì.
Il
SUV ripartì con il suo prigionieri e subito dopo anche i motociclisti gli
andarono dietro.
<Miss
Puentes... è ferita?> chiese Bayard.
<Erano
qui per lui!> mormorò Donna Maria, rimettendosi in piedi ignorando ogni
premura nei suoi confronti < Era lui che volevano… ma perché?>
Si
guardò intorno: i suoi due amici si erano prontamente buttati a terra ai primi
spari, quasi tutti gli agenti del D.S.S. erano a terra ed anche l’Ambasciatore
americano era rimasto ferito in modo grave.
Le
auto erano sforacchiate dai proiettili ed ormai inservibili ma lei non si perse
d’animo. Rimise in piedi una delle moto abbandonate dai loro avversari e vi
balzò in groppa.
<Cosa
vuoi fare?> le chiese Marcos Cifuentes.
<Li
troverò e lo riporterò indietro.> fu la laconica risposta.
Dette
gas e partì. Quei tipi, chiunque fossero, potevano anche aver rapito El
Libertador ma lei era decisa a salvarlo.
New York. Base dei Vendicatori Segreti, 24 ore dopo.
Nella palestra un tempo adibita
all’addestramento delle nuove reclute dello S.H.I.E.L.D., Steve Rogers e Jack
Flag si stavano addestrando nel combattimento simulato.
Il giovane era all’attacco mentre il
più esperto Steve ne stava valutando i progressi.
<Molto bene Jack, sei migliorato
molto.> notò il Comandante.
<Mi sono esercitato parecchio. >
confessò il ragazzo <In effetti da quando mi hai incluso nella squadra,
passo molto tempo ad allenarmi. Devo stare al passo con voi professionisti.>
disse, mentre portava una combinazione di pugni seguita da un calcio laterale.
<Attento alla gamba d’appoggio, così
perdi d’equilibrio.> gli fece notare Steve, abbassandosi di scatto e colpendolo
con un piede proprio in quel punto, mandandolo gambe all’aria.
Jack però non si scompose, con un’acrobazia
si rimise in piedi e riprese ad attaccare.
“Notevole.” pensò Steve “Questo ragazzo
è agile, veloce e dai riflessi pronti. Per di più è motivato. Ha tutti i mezzi
per eccellere in questo campo.”
La sua mente andò indietro di qualche anno, a
quando si esercitava con un più giovane Nomad.
Ancora oggi lo addolorava aver perso
quel suo vecchio amico, vederlo prendere una strada tanto diversa dalla sua.
<Facciamo una pausa.> disse
Steve.
<Io non sono stanco.> fece notare
Jack.
<Non fare lo spaccone con me, non
hai bisogno di impressionarmi. So bene che sei uno tosto.> sorrise Steve,
lanciandogli un asciugamano. Jack sorrise di rimando.
<Scusa se te lo chiedo Steve>
domandò poi <Ma gli altri dove sono? Non dovremmo allenarci in gruppo, ogni
tanto?>
<Donna Maria è in... permesso
speciale. Quanto a Bucky ed Yelena beh, sono assenti ingiustificati. Forse
dovrei chiamarli per verificare se...>
<Scusate se interrompo il vostro
allenamento ragazzi> esordì Amadeus Cho, entrando nella palestra <Ma c’è
una cosa che credo dovreste vedere, specialmente lei Comandante.>
Incuriositi i due seguirono il ragazzo
nella sala computer.
Lì, sul grande monitor scorrevano le
immagini di un servizio del TG, che mostrava Il ferimento dell’ambasciatore
americano avvenuto a Delvadia.
<È opera di terroristi?> domandò
Steve.
<Ancora non si sa se sono stati loro
o un cartello di narcos, ma guardi bene chi appare nelle immagini...>
Amadeus digitò sulla tastiera e lo zoom
mise a fuoco una certa figura.
<Le riprese sono state fatte dai
cellulari dei passanti, ma io sono riuscito a distinguerla...>
La ragazza inquadrata era senza ombra
di dubbio Donna Maria.
L’espressione di Steve si fece
risoluta.
<Amadeus, riesci a determinare la
sua posizione dal GPS del suo cellulare?> chiese Steve.
<Certamente.>
<Fallo.>
New York, Quartier
Generale dei Vendicatori Segreti.
Steve
Rogers era decisamente preoccupato ed anche dallo schermo attraverso cui stavano
comunicando la cosa non poteva sfuggire a quella vecchia volpe di Nick Fury.
<Tutti
i tentativi di metterci in contatto con Donna Maria sono falliti. > disse Steve
<Forse è solo un problema di collegamenti satellitari, ma non sono convinto.
L’unica soluzione è partire per Delvadia e scoprire cos’è davvero successo.>
<<Io intanto ho
raccolto tutte le informazioni che sono riuscito a trovare su quello che è accaduto.>>
replicò Fury.
<Dimmi
tutto.>
<<Il vero
bersaglio non era l’ambasciatore Villiers ma quest’uomo.>> lo schermo si divise in due e sul lato
sinistro apparve un volto maschile <<A
Rio Valiente è noto come El Libertador ed è considerato un eroe della loro
rivoluzione.>>
<Mi
sembra di averne sentito parlare.>
Nick
aggiornò Steve sul Libertador e le sue vicissitudini recenti e poi aggiunse:
<<L’analisi delle
immagini pur non perfette ha identificato due degli uomini che hanno rapito El
Libertador: si tratta di un commando di ex agenti dei
servizi di sicurezza delvadiani dell’epoca della dittatura ricercati in tutto
il paese. A quanto pare non erano scappati molto lontano.>>
<Quindi
dietro al rapimento può esserci un movente politico o di vendetta. Se è così è
ancora più urgente rintracciare Maria.>
<<Anche se non è
una questione che riguarda lo S.H.I.E.L.D., ti farò avere tutto il supporto
logistico che ti serve. È il minimo che posso fare dopo l’aiuto che mi hai dato
di recente.[4] Vorrei fare di più
ma…>>
<Hai
i tuoi problemi, lo so.[5] Se
non ci fosse questo problema sarei al tuo fianco adesso, ma trovare Donna Maria
ed il suo amico ha la priorità per me adesso.>.>
<<Lo so, vecchio amico.>>
La
conversazione finì e Steve si avviò verso l’hangar del Quinjet.
Jack Flag era già lì ad attenderlo.
<Questa non è una missione del
gruppo, Jack, è una questione personale. Non sei tenuto a seguirmi.>
<Ma è quello che intendo fare. Non
ho intenzione di farti partire da solo. Inoltre, stavo con una ragazza
domenicana e quindi hablo espaῆol
mejor que tu. > ribattè il ragazzo.
Steve abbozzò un sorriso e replicò:
<Andiamo.>
<Devo avvertire anche gli altri,
Comandante?> gli chiese Amadeus
Cho.
Steve
scosse la testa.
<No.
Come dicevo, è una cosa personale, non una missione ufficiale, e non è il caso
di disturbarli. Io e Jack ce la caveremo benissimo da soli.>
Amadeus
rimase silenzioso e Steve gli chiese:
<C’è
qualcos’altro che volevi dirmi, ragazzo?>
Il
giovane coreano esitò poi rispose:
<No,
Signore.>
Forse
avrebbe dovuto parlargli del file criptato inviatogli da Sharon Carter[6] e
che ancora non era riuscito a decifrare, ma non era il momento adatto.
L’avrebbe fatto al suo ritorno e magari per quel momento avrebbe trovato la
soluzione.
Hawaii.
Sharon
Carter era sdraiata in bikini sulla spiaggia di Waikiki ed osservava sua figlia
giocare felice sulla sabbia.
Si
stava finalmente godendo a vacanza che era stata costretta ad interrompere a
causa di Wilson Fisk.[7]
Stavolta
non ci sarebbero state interruzioni e per esserne davvero sicura aveva staccato
anche il telefono.
Paladin
e gli altri se la sarebbero cavata anche senza di lei ed alle questioni in
sospeso avrebbe pensato in seguito. Ad una in particolare, specialmente. Che
William Rawlins pensasse pure che si era dimenticata di lui, prima o poi
avrebbe avuto un brusco risveglio.
Ma
ora non voleva pensarci.
Per
un bel po’ lei e Shannon sarebbero state da sole fuori dal mondo e la cosa le
stava benissimo.
Delvadia.
Grazie
al Quinjet Steve Rogers e Jack Flag arrivarono in Delvadia in pochissimo tempo.
Atterrarono in un piccolo aeroporto fuori dalla capitale di cui si serviva
all’occorrenza la Divisione Caraibi dello S.H.I.E.L.D. dove trovarono un agente
che li accompagnò ad una “casa sicura”.
Gli agganci forniti da Nick Fury
avevano funzionato alla perfezione.
Ad attenderli c’erano gli amici di
Donna Maria che lo accolsero con cordialità riconoscendo Steve come il leader
della squadra che qualche tempo prima aveva sventato un colpo di stato nel loro
paese.[8]
Il più anziano dei due si presentò:
<Mi chiamo Marcos Cifuentes e sono
Il capo dei servizi segreti di Rio Valiente.>
<Lei non c’era l’ultima volta che
sono venuto nel suo paese.> gli disse Steve stringendogli la mano.
<Ahimè, ero ad una conferenza dei
capi dei servizi di intelligence degli Stati dell’area latinoamericana. Sono
sempre stato informato dell’evolversi della situazione, però. La sua è stata
un’operazione brillante ed è un peccato non esserci incontrati prima.>
<Mi dica, Señor Cifuentes, perché
degli ex membri della polizia segreta delvadiana alleati con un cartello
criminale hanno rapito El Libertador? Il mio istinto mi dice che non è una
semplice vendetta e che lei ha una buona idea di quali siano i veri motivi.
Vuole dirmeli, per favore?>
La domanda era posta in tono gentile ma
era ovvio che Steve non avrebbe accettato un no come risposta.
Marcos Cifuentes sospirò e cominciò a
parlare:
<Come lei certamente saprà, fino
poco tempo fa a Delvadia c’era una spietata dittatura che ovviamente appoggiava
quella di Hector Santiago e dei suoi successori. Un giorno El Libertador venne
proprio a Delvadia ed apparentemente fu ucciso. In realtà, abbiamo scoperto
poi, che fu tenuto prigioniero e torturato finché la sua mente ha ceduto ed ha
perso la memoria. Perché la dittatura delvadiana abbia agito così, non lo so,
presumo che lui conoscesse dei segreti importanti.>
<Così importanti da volerli scoprire
ancora adesso.> commentò Steve.
<Ma anche se fosse…> aggiunse
Marcos <… l’amnesia di cui soffre El Libertador lo renderebbe comunque
inutile per loro.>
<Non ci conti troppo. Ora mi dica di
Maria.>
<Non c’è molto da dire: lei ed El
Libertador erano… molto uniti e quando ha saputo che era ancora vivo ha voluto
a tutti i costi venire qui. Quando l’hanno rapito lei non ha esitato ad
inseguirli.>
<Tipico di Donna Maria.>
<Da allora non l’abbiamo più vista
né sentita.> intervenne l’altro uomo <E sono passate 24 ore.>
<Se fosse morta il suo cadavere
sarebbe ormai saltato fuori.> ragionò Steve <Potrebbe essere stata fatta
prigioniera a sua volta, ma dove potrebbero tenerla?>
<Il Barrio di San Vicente è il regno dei Lobos Locos. Se è ancora in città è quasi sicuramente lì.>
<Ed è lì che andremo a cercarla,
allora.>
<La avverto, Señor…> intervenne Marcos <… che anche se la dittatura di Delvadia è
stata sconfitta, sono state organizzate delle milizie paramilitari che vogliono
rovesciare l’ancora fragile democrazia e che godono di appoggi e finanziamenti
da parte di elementi criminali come i Locos
Lobos. Andare in due a sfidarli sul loro terreno potrebbe non essere una
buona idea.>
<La
ringrazio dell’avviso, Señor
Cifuentes…> replicò Steve con decisione <… ma tutte le milizie del mondo
non basterebbero ad impedirmi
di
andare a cercare Donna Maria e salvarla.>
<Ed io sono con lui.> aggiunse Jack
Flag.
Il che, ovviamente, chiudeva ogni
discussione al riguardo.
Consolato Generale degli Stati Uniti a Delvadia, qualche ora
dopo.
Keith Bayard alzò la testa perplesso
mentre la sua segretaria faceva entrare un uomo biondo e prestante che
indossava un completo blu scuro. Capì subito che erano in arrivo altri guai.
L’uomo sfoggiò un sorriso cordiale e
gli tese la mano dicendo:
<Il Console Generale Bayard? Sono
l’Agente Speciale Roger Stevens della Divisione Investigativa del Servizio di
Sicurezza Diplomatica.> mostrò a Bayard un tesserino a cui lui prestò poca
attenzione <Sono stato mandato da Washington per chiarire alcuni punti
oscuri dell’assalto in cui è rimasto ferito l’Ambasciatore Villiers. A
proposito, come sta?>
<È stabile e non corre pericolo di
vita anche se gli ci vorrà di certo un bel po’ di tempo per rimettersi. Le
interessa veramente?>
<Considero la vita di ogni essere
umano importante, Mr. Bayard. Ho visto troppa gente morire per pensarla
diversamente.>
Bayard sentiva che quell’uomo era
sincero, che provava davvero empatia verso gli altri. La sua iniziale
diffidenza si stemperò.
<Cosa vuol sapere, Agente Stevens?>
<Innanzitutto cosa ci facevate lei e
Villiers lì? Non è insolito che per un comune cittadino americano incarcerato
si muovano il Console Generale e addirittura l’Ambasciatore in persona? Di
queste cose non si occupa di solito qualche addetto di secondo livello?>
<Di solito sì, ma…>
<Ma…?>
Bayard sospirò ed alla fine si decise a
sputare il rospo che si teneva dentro:
<Abbiamo ricevuto pressioni dalla
C.I.A. >
<Dalla C.I.A.?> il tono
dell’Agente Stevens era più incuriosito che sorpreso.
<Esatto. Un certo Bascomb è venuto
da noi, me e Jerry… Villiers intendo… e ci ha detto che dovevamo assicurarci
personalmente che un certo americano recentemente imprigionato fosse liberato e
poi trattenuto in Ambasciata fino all’arrivo di un funzionario che se ne
sarebbe occupato. All’inizio pensavo fosse lei >
<Ma non lo sono, come vede. >
<Davvero non ne sapeva niente?>
<La C.I.A ha la brutta abitudine di
non condividere tutte le informazioni con le altre agenzie, ma immagino che lo
sappia già. Quindi l’idea che mi ero fatto che il vero bersaglio dell’attacco
fosse quell’uomo… John Doe… e non l’Ambasciatore o lei, era corretta.>
<Sicuramente, visto che se lo sono
portato via e la ragazza gli è corsa dietro.>
<La ragazza… chi era?>
Bayard ebbe l’impressione di sentire
una sfumatura d’interesse personale nella voce dell’Agente Stevens.
<Donna Maria Puentes. La sua
famiglia ha governato con il pugno di ferro quello che oggi si chiama Rio
Valiente per anni ma lei gli si è messa contro ed è passata dalla parte dei
ribelli. Una donna di carattere.>
<Già… lo immagino. Che altro le ha
detto quel Bascomb?>
<Nulla, a parte che era una
questione di…>
<Sicurezza Nazionale, ovviamente. La
scusa usata più spesso per non rispondere a domande scomode. Beh, la ringrazio
del tempo che mi ha concesso, Mr. Bayard.>
<Tornerà a Washington adesso?>
L’uomo che diceva di chiamarsi Stevens
riflettè solo qualche istante prima di rispondere:
<Non mi piace lasciare le cose a
metà e ci sono ancora un uomo ed una donna da rintracciare. Non me ne andrò
prima di averlo fatto.>
Si strinsero la mano e prima di uscire
Stevens aggiunse:
<Se non sbaglio, Mr. Bayard, lei ha
partecipato in prima linea alla recente rivoluzione che ha rovesciato il
governo dittatoriale di Delvadia. Non è una cosa insolita per un diplomatico
americano in un paese straniero?>
Bayard fece una smorfia e replicò:
<Era una cosa che andava fatta. Non
sono stato a pensarci troppo, sono un vecchio ostinato idealista.>
<Apprezzo la gente che fa la cosa
giusta senza badare alle conseguenze. Il nostro paese è stato costruito da
uomini e donne come lei. Dovrebbe esserci più gente disposta a farlo anche
oggi.> replicò Stevens.
Se ne andò mentre Bayard lo guardava
perplesso.
Stevens uscì all’aperto e raggiunse
un’auto alla cui guida c’era un giovanotto che dimostrava una ventina d’anni
che gli chiese:
<Hai saputo qualcosa di utile?>
gli chiese.
<Forse.> rispose l’altro
sedendosi accanto a lui <Di sicuro ho saputo chi potrebbe avere le risposte
a parecchie nostre domande.>
<E chi sarebbe questo tizio?>
<Un cattivo soggetto di nome
Bascomb.> rispose Steve Rogers.
El Barrio di San
Vicente, qualche ora prima.
Donna
Maria riaprì gli occhi, in evidente stato confusionale: come ogni volta in casi
come quelli, appena ti riprendi da una botta in testa occorrono alcuni secondi
prima che la tua mente rimetta a fuoco quanto è accaduto e ricostruisca gli
eventi che ti hanno portato lì.
Si
ritrovò legata ad una sedia, prigioniera.
<Ti
sei risvegliata, principessa.> disse un uomo.
Era
uno di quelli che era al bordo del SUV.
<Lui
dov’è?> chiese la ragazza, determinata.
<A
lui pensiamo dopo. Adesso invece... dimmi di te.>
L’uomo
le accarezzò il viso, lei scostò il viso in segno di disgusto.
Le
dita di lui scivolarono lungo il collo e si avvicinarono maliziosamente ai seni.
Senza
la minima esitazione e con vigore Donna Maria colpì l’uomo in mezzo alla gambe,
facendogli cacciare un grido di dolore.
<Tu ... puta!> le gridò un secondo uomo, colpendola
con un manrovescio in faccia.
Donna
Maria sputò in terra, fissandolo con disprezzo.
L’uomo
era sul punto di colpirla di nuovo quando qualcuno gli gridò:
<FERMO!>
L’uomo
obbedì.
<Allontanatevi
tutti da lei.> intimò ancora il nuovo venuto.
Tutti
quanti fecero quanto ordinato.
Donna
Maria rimase sconvolta nel vedere chi era a capo di quegli uomini.
<Tu?>
esclamò stupita.
CONTINUA!
NOTE
DEGLI AUTORI
Episodio di
presentazione dello scenario e dei personaggi in attesa dell’azione che
esploderà nel prossimo.
Cosa
dire che non sia già spiegato nella storia? Praticamente nulla o quasi, a
parte…
1)
Il nome fornito dal Libertador, ovvero
Jerry Drake è un omaggio ad uno dei più famosi personaggi del fumetto Bonelli:
Mister No, sulle cui fattezze El Libertador è ricalcato. L’accostamento non
sembri troppo azzardato, in fondo anche Mister No era un ribelle che agiva in
un contesto sud americano, e potete stare certi che non sarebbe rimasto immune
davanti al fascino di Donna Maria. J .
2)
Jerome Villiers e Keith Bayard sono
stati creati da Gerry Conway & Gene Colan su Daredevil Vol. 1° #75 datato
maggio 1971.
Nel
prossimo episodio: agenti segreti corrotti, complotti, nemici nell’ombra e
qualcosa in più sui segreti del Libertador.
Carlo
& Carmelo
[1] Su
Captain America Vol. 1° #212 e 213 (Prima
edizione italiana Thor, Corno, #192/193).
[2] Così vengono chiamati
abitualmente negli Stati Uniti coloro di cui non si conoscono le generalità.
[3] Diplomatic Security
Service.
[4] Su Capitan America #105.
[5] E anche voi potrete
saperlo se seguirete il crossover “Hydra Connection “ su Capitan America #106,
Agents of S.H.I.E.L.D. #007 e Nick Fury #17.
[6] Nello scorso episodio.
[7] Avete letto gli ultimi
due episodi, vero?
[8] Negli episodi #14/17.